Roma, 14 novembre 2012- In vista del Consiglio Europeo di Bruxelles del 22-23 novembre prossimi, che sarà chiamato a raggiungere un accordo sul bilancio 2014-2020, il Comitato di Presidenza di Confindustria ha adottato un Documento di Posizione sulla politica di Coesione e il Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020, elaborato con il concorso delle Confindustrie regionali.
Pur condividendo le esigenze di contenimento dei conti pubblici, Confindustria sottolinea l’assoluta necessità che il futuro bilancio dell’Unione non si privi delle risorse indispensabili agli investimenti, ed in particolare di quelle destinate alla ricerca, alle grandi reti transeuropee ed alla politica di coesione. Tali risorse “addizionali” appaiono ancor più decisive in una fase di difficoltà come quella attraversata dalla gran parte dei bilanci pubblici europei.
E’ il momento di impostare una azione chiaramente rivolta allo sviluppo: per questo Confindustria sostiene con forza la proposta di esclusione degli investimenti cofinanziati dai fondi strutturali dal calcolo del Patto di Stabilità europeo (la cd. “Golden rule”) ed invita la Commissione europea a formulare al più presto una proposta in tal senso.
La futura politica di coesione dovrà costituire la punta avanzata di questa rinnovata attenzione allo sviluppo: una politica cioè concentrata sulle priorità di Europa 2020, semplificata negli obiettivi, nelle regole e attenta alle esigenze delle imprese.
I futuri fondi strutturali dovranno avere, molto più di quanto non stia avvenendo nell’attuale ciclo di programmazione, la capacità di incidere in profondità sui divari interni all’Unione: per questo è auspicabile l’adozione di programmi in cui siano chiari fin da subito le azioni da realizzare, i risultati da conseguire, il cronogramma per raggiungerli.
Esigenza vitale soprattutto per le imprese del Mezzogiorno, alle prese col permanere di storici ritardi e con la progressiva riduzione delle risorse nazionali da destinare allo sviluppo.
Per questo Confindustria è decisamente contraria a modifiche immotivate ed inique - e dunque penalizzanti per le nostre regioni - dei criteri per l’assegnazione delle risorse. Allo stesso modo, considera negativamente le ipotesi di esclusione della grande impresa dalla possibilità di beneficiare del sostegno dei fondi strutturali agli investimenti: ciò penalizzerebbe tutto il tessuto produttivo europeo nei confronti dei principali concorrenti internazionali.