Tagliate le stime del Pil, giù a -2,4%. Entro il 2013 1,5 mln di posti in meno

Roma, 28 giu. (TMNews) - Non è semplicemente recessione, è l'"abisso". L'Italia sta precipitando, con il Pil che sprofonda a -2,4%, l'inflazione che schizza al 3,1% e la disoccupazione che taglierà altri 1,5 milioni di posti di lavoro entro il 2013. "E' come in guerra" ha spiegato il direttore del Centro Studi di Confindustria, Luca Paolazzi, che oggi ha delineato i contorni molto bui dei "Nuovi Scenari economici" del nostro Paese. E le prospettive sembrano nere, decisamente peggiori rispetto a quelle di dicembre: la recessione si aggrava e nel 2012, il Pil crolla del 2,4% (contro il -1,6 precedentemente stimato), mentre nel 2013 si contrae dello 0,3% soprattutto per la "pessima eredità" ricevuta dal 2012 (a fronte del -0,6% previsto a dicembre). Per attendere una eventuale ripresa, insomma, si dovrà aspettare il prossimo anno, senza mai abbandonare l'euro, perchè il ritorno alla lira sarebbe la "più colossale patrimoniale mai varata".

"In questo momento - ha detto Paolazzi - siamo dentro l'abisso. L'aspetto interessante è che anche i tedeschi hanno iniziato a guardarci dentro e si sono spaventati". Nelle previsioni, il Csc ha preso atto della "peggiore realtà, con effetti netti sul Pil, mercato del lavoro e conti pubblici" e per questo, rispetto alla precedente stima di un ritorno alla crescita già dall'estate del 2012, ha posticipato "l'appuntamento con la ripresa" di un semestre. Il ritorno a variazioni positive si avrà "solo dalla primavera del prossimo anno". Per gli economisti di viale dell'Astronomia "la recessione italiana si è già concretizzata più intensa: -2,1% è l'acquisto stimato nel secondo trimestre del 2012". In pratica "ciò - si legge nel rapporto - rappresenta già il 90% dell'arretramento di quest'anno, che è previsto pari al 2,4%".

I danni della crisi economica attuale, quindi, sono gli stessi di una guerra, scatenata da "errori recenti e antichi" come "la falsificazione dei conti greci e il lungo immobilismo italiano". "Non siamo in guerra. Ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi - ha osservato ancora Paolazzi- sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia: l'industria manifatturiera e le giovani generazioni. Quelle da cui dipende il futuro del Paese". L'aumento e il livello dei debiti pubblici "sono analoghi, in quasi tutte le economie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali", ha aggiunto.

Le politiche improntate al solo rigore, a giudizio del Csc, "invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l'intera economia europea". Perciò "è indispensabile cambiare strategia, mantenendo la barra dritta sul risanamento con misure strutturali che agiscano nel tempo e che non impediscano di sostenere nell'immediato la domanda".